domenica 29 novembre 2009

La cometa Findus



Il mondotutto ha deciso che è ora che io riprenda a scrivere.
Tanto che avevo già un altro post pronto, ma questo merita gli onori della cronaca, almeno per vicinanza temporale.
Venerdì conosco un tipo, amico di amici.
Credo che dire colpo di fulmine sia eccesivo nonchè illegale dopo i 13 anni, per cui dirò che il tipo mi ha colpita, cosa che accade con la stessa frequenza del passaggio della cometa di Halley.
Carino e azzeccava i congiuntivi.
Tutte le mie aspettative erano state soddisfatte.
Chiacchieriamo poco; io ero con un amico, lui con una zecca che pareva un pupo incantato: "oh andiamo?, oh andiamo?".
Gli avrei dato volentieri una testata, ma credo che la mia aria da bimbadolce ne avrebbe risentito. Il mio lato da bimbaminchia no.
Comunque il tipo mi dice che 36 ore dopo si sarebbe imbarcato per la legione straniera e quindi ringrazio la sfiga, sorrido e cerco uno spigolo.

Sabato, mentre trotterellavo allegramente (allegramente un par de palle dato che dopo 1 anno e mezzo ho deciso di mettere i tacchi) la cometa mi picchietta sulla spalla sotto forma di Capitan Findus versione figo che, finalmente senza amicoandiamo, chiacchiera con me e mi invita a bailar.
Cerrrrrto io e i miei tacchi verremo senza dubbio.
Vado a ballare, mentre cerco di fare la bimbasexy inciampo 15 volte in 3 metri, quasi cado in un dirupo e prendo 16 storte. Capisco che anche le strade siciliane ce l'hanno con me, ma fingo che la rottura di 15 ossa sia un piacere che mi passo ogni sabato sera.
E sorrido. Avrà pensato che ho 'na paresi.
Capitan findus però è proprio carino e mi dice cose così carine che anche il mal di piedi sembra piacevole.
Finisce la serata, ci salutiamo e mi manda messaggini che mi fanno intuire che anche lui ha visto la cometa di Halley.

Sorrido, desidero essere il bastoncino di pessie che incontrerà nella sua strada e penso che nessun altro essere umano riserverà ai bastoncini findus una paresi come la mia.

Ah nel caso in cui vi fosse rimasto il dubbio, a casa il mal di piedi ha smesso di essere piacevole.

martedì 24 novembre 2009

Lo spedale




Sono tornata.
Dato che il blog ha (spero momentaneamente) smesso di essere esotico causa mio ritorno in patria, vi racconterò la storia dell'ospedale di sabbia. E di come dal cosiddetto "terzo mondo" sono arrivata direttamente e senza passare dal via al 4°.
C'era una volta l'ospedale di Agrigento.
Nessuno sapeva dov'era perchè non c'erano cartelli. Nessuno, soprattutto, sapeva per quanto sarebbe rimasto li.
Tutti speriamo di non aver mai bisogno di un ospedale, noi agrigenDini che siamo un pezzo avanti, lo speriamo di più.
Comunque caso e amicadisgrazia vollero che ne avessimo bisogno.
Trovato l'ospedale, parli con una guardia giurata, non con un medico. Che fa brutto.
Poi ti metti in fila e lì rimani. Si narra che qualcuno sia ancora lì.
Superata la fase 1, passi alla fase 2, il ricovero. O meglio alla fase 1 e 1/2 il corridoio.
Lì chiedi ad un'infermiera cosa devi attendere (re magi, stella cometa, alieni) per avere una stanza; non ho familiarità con i termini medici, ma credo che in caso di ricovero sia inclusa nel prezzo.
E lei, che il ciclo ce l'ha di default s'incazza. No, non tu. LEI. Credo che abbia anche abbaiato in realtà.
Tiri un osso all'infermiera, ottieni la stanza, tagli il nastro, perchè se aspetti un'ora vuol dire che la camera te l'hanno costruita, e noti che manca il cuscino. Ma vabbè capita.
Sai com'è, la FRETTA.
Vai dall'infermiera e con la pazienza che non hai chiedi un cuscino, mica un reattore nucleare o un kg di cozze, un cuscino. La risposta, testuali parole, è la seguente: "Cuscini?!?!?!? siiii, una vita ca unn'avemu!".

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Quando sei in ospedale guadagni, teoricamente, un minimo di tranquillità, piccolo piccolo, circoscritto al fatto che non devi cercare la farmacia di turno per i medicinali.
E invece non è così.
Serve la tachipirina. L'ospedale NON ne ha. Ce le passa sottobanco un'infermiera... dalla sua borsa. Manteniamo il silenzio e inizio a rimpiangere il Mozambico.

E come in ogni racconto di fantascienza non può mancare il personaggio pazzo ma che rimane nel tuo cuore, il cappellaio matto di Alice insomma, che nel mio caso assume le sembianze di un infermiere ipocondriaco.
Un infermiere infatti, scoperto che torniamo dall'esotica Barcellona, non vuole più entrare in camera. E meno male che non gli ho detto che tornavo dall'Africa, sennò come minimo mi tirava l'acqua santa.
Acquasantiera compresa.

Se volete darmi una mano regalate a me un corso di meditazione e a lui un atlante.
Siate buoni, spiegategli che Barcellona non è la capitale del Congo.
Così magari smette di lavarsi col DDT.
Che bene bene non fa.

Saluti dal 4° mondo.
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