martedì 5 luglio 2016

Di come Milano mi ha fatto diventare più acida di prima

Come potete notare sono tornata.
Lo so, lo so
Avevate pensato che fossi partita per un viaggio intorno al mondo, fossi morta, mi fossi trovata un toy boy o chessò, mi fossi fatta una vita.

E INVECE NO!

Son tornata, non in ginocchio da voi, che se mi inginocchio devo chiamare il 113 per rialzarmi.
Sono tornata perchè ho capito che la via verso la salvezza è l'ironia.
Insomma devo parlar male di qualcuno, così mi sento megliA.
Volemose bene, ma anche no.

Dato che ho notato che non ho molto parlato di Milano, vi racconterò qualcosa, di come Milano abbia aumentato i miei punti limone.

Il fatto che a Milano si corra non è uno stereotipo o un eufemismo.
E' un dato di fatto.

Perchè i 10 minuti che al sud sono il ritardo sindacale, a Milano sono un pezzo di vita a cui non puoi rinunciare, sono la differenza tra MASTICARE il pranzo e aspirarlo, sono la differenza tra fare le scale a 3 a 3 e farle come dio comanda, sono la differenza tra il fare la pipì prima della lezione e il fare lezione con le gambe incrociate.
Per questo un lavoratore tipo di Milano, si lancia per le scale della metro e se gli si chiude davanti e deve aspettare UN MINUTO E MEZZO, tira fuori il calendario e inizia dal mese di Gennaio.

Chi lavora lo capisce, i milanesi non imparano a camminare ma direttamente a correre, pure i vecchi c'hanno il girello truccato.

E poi ci sono loro, i turisti italiani che si possono suddividere in categorie differenti, a cui tu rivolgi un generico "permesso" che se lo ascolti al contrario è un allegro "porcatroia":

- il religioso: è quello che, arrivato alla stazione, riesce a piazzarsi all'esatto centro e avvista la Madonna (non c'è altra spiegazione). Si ferma in centro dondolando su sè stesso e aspettando che il tabellone degli arrivi/partenze smetta di piangere sangue e lui possa smettere di assistere al miracolo e togliersi dalle palle;

- l'antitecnologia: i biglietti del treno hanno una freccia grande quanto il suo dito, ma lui prova tutte e 4 le opzioni, è un tripudio di BeEEEEp BeEEEp BEEEEp, pilù.
E tu che sei uscita da casa con l'abbonamento in mano rischi di travolgerlo perchè sei abituata a non fermarti al tornello e comunque lo vuoi morto;

- i parlatori: devono parlare SEMPRE, in metro, sulla banchina, sulla scala mobile dove c'è scritto TENERE LA DESTRA. Che tu vorresti il lanciafiamme o modificare la scritta in "Tenere 'sta cazzo di destra";

- quellichevengonoperisaldi: "ciao, scusa sai dov'è accaemme?" "Sì guarda è più avanti, sulla sinistra" "no, ma non è vero".
Tre minuti della mia vita buttati, cordialmente sparati.

- i cerberi: sono mezzi uomini e mezzi valigia da 30 quintali, non si fidano degli ascensori e occupano l'intera scala per risalire in superficie. Rischiano un embolo ad ogni scalino e tu vorresti accelerare l'inevitabile;

- la famiggghia: salgono sulla metro e devono stare VICINI. Il capofamiglia, la madre, impartisce ordini appena mette piede sul mezzo: "Luigi siediti là, Alessio tu vicino alla signora, Matteo tu qua".
E alla fermata successiva scendono.

- i portalove: amano le porte, salgono sulla metro e si pietrificano davanti alla porta.
E poi scendono dopo 22 fermate.

Ieri ero davanti alla porta perchè dovevo scendere. Un'allegra vecchia con una cazzuolata di fondotinta e 1 metro cubo di rossetto mi dice "scende?" "Sì, signora". Successivamente mi sposta, mi travolge e mi supera, manco le avessi detto "no, signora, sto qua, aspetto la menopausa".

E amica con il tacco 23?
O impari a camminare o ti estingui.

Lo hanno fatto i dinosauri, confido possa farlo anche tu.






2 commenti:

  1. Ahaha tra tutti la famigghia mi ha fatto morire!

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  2. Semmai un giorno dovessi decidere di prendere la metro con pargoli, e marito, al seguito, entrerò di diritto nella tipologia "FAMIGGHIA".
    Da sola sono invece l'imbranata che non riesce ad obliterare il biglietto.
    Ari

    RispondiElimina

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