mercoledì 30 giugno 2010

AquaSbem!

Ultimamente ad Agrigento la noia regna sovrana.
L'estate tarda ad arrivare, il vento scompiglia le creste e il cambio di stagione è più sofferto che mai.
La moda, incerta per i cambiamenti di temperatura da deserto, presenta soluzioni vagamente inquietanti; gente che sembra scendere dalle alpi e gente che, pur di mostrare il sedere, è congelata dentro un pantaloncino con un'immobilità causa gelo che uno specialista definirebbe rigor mortis.
La noia, il freddo, l'impossibilità di incastrarsi in un microshort, tragedia che attanaglia più uomini che donne, spinge la sicula umanità a cercare alternative e calore umano.
Ultimamente, a furor di popolo, è stato portato all'onore delle cronache l'"Aquaselz".
E' un locale in cui trovare un maggiorenne è impresa ardua e possiede un privèe che sembra una gabbia per i leoni. Peccato che i leoni luccichino.
Prendere da bere impegna mezza serata, bere 2 secondi netti. Bere mentre un 16enne cerca di abbordare una 15enne passando sul tuo corpo non rende la cosa agevole.
La mia personale scelta dell'abbigliamento da aquaselz è diametralmente opposta a quella degli altri esseri umani.
Mentre i ggiovini avventori selezionano con cura il catarifrangente da indossare, io scelgo il mio abbigliamento seguendo le linee guida di simpatici amici.
I vietcong.
L'abito scelto non dev'essere facilmente infiammabile, causa bruciature varie ed eventuali da parte di gente a cui, pesando il braccio, tiene la sigaretta ad altezza essere umano.
Ma vanno capiti eh, sono disorientati.
Mica sono abituati ad avere qualcosa che pesi.
Poi dev'essere qualcosa di cocktailrepellente. In ogni caso quando torno a casa le formiche fanno la ola.
L'Aquaself, 2 banconi definiti strategici da uno che ritiene strategica la scelta dei giocari italiani al mondiale, una serie di divani lanciati dall'alto da un sadico amante dello shangai, un privè che espone i fluorescenti avventori al pubblico ludibrio, un numero di 15enni che un'insegnante non vede nella sua carriera tutta, manca di qualcosa.
La campanella.
Almeno i 15enni saprebbero dove andare.
E invece, come una mandria di puffi dopati, si riversano nelle strade dando sfogo al testosterone.
Le motivazioni sono varie ed eventuali: tu hai respirato troppo, tu hai starnutito, tu hai guardato il cielo, la settimana scorsa hai fatto la pipì, mi prude il gomito, e altri temi di questo genere.
I feriti, a parte il condizionale, sono facilmente individuabili.
Sono direttamente proporzionali al numero di perline per terra.

Poveri 15enni, andrebbero protetti, informati.
Magari con un cartello:
"Ogni anno l'aquaselz fa più vittime del tabagismo".

mercoledì 23 giugno 2010

Umanità Vs tecnologia

La tecnologia è ormai entrata nelle nostre vite e non potremmo farne a meno.
Ce ne accorgiamo quando andiamo in un posto dimenticato da Dio e il cellulare non prende. Ci trasformiamo direttamente e senza passare dal via in iettatori e sterminiamo intere famiglie, preoccupandoci del fatto che nessuno potrà tempestivamente informarci di tale ecatombe.
Ma la tecnologia è una nostra aminemica.
Quando la tua cronologia scompare di botto inizi a soffrire di sindrome da abbandono e quando il tuo cellulare squilla mentre l'uomo della tua vita ha finalmente deciso di condividere l'ossigeno con te è un ciccinin fastidioso.

Insomma la potenza è nulla senza il controllo.

Prendiamo facebook.
Ci permette di farci ogni giorno 1/2 kg di cazzi altrui, di recuperare compagni delle elementari che non ci siamo mai filati, ma che adesso hanno un che di esotico, di conoscere persone che ci aggiungono mostrando un giubilo preoccupante e poi non ci salutano per strada, di sapere che pinco è passato ad una relazione complicata e che pallino è adesso fidanzato (belle cose insomma).

Ma ci impone di sapere che le mattine di tizio, che non è più fidanzato con Caia, sono vuote, i pomeriggi sono vuoti, le sere sono vuote e i vuoti sono vuoti.
Salvo scoprire poi che Tizio sta con un'altra diventata, direttamente e senza passare dal via, l'ammoresuo e luce dei suoi occhitutti.

Ci mette a conoscenza dell'intera evoluzione del rapporto di Caio:
oggi ci siamo guardati
oggi ci siamo sorrisi
oggi è stato difficile
oggi...

e ti manca sempre l'ultima puntata...

Gente insospettabile e apparentemente rispettabile, invia cuoricini a destra e a manca e chiede aiuto per la crescita ottimale delle proprie zucchine, persone serie tornano a casa a mungere le mucche e a raccogliere banane.

Ma la cosa più terrificante è il giornaliero, continuo e sistematico massacro della grammatica italiana.
Se prima riusciva a rimanere nell'ombra o si limitava il danno ad un contatto messenger alla volta, adesso con facebook i danni sono illimitati.
Gli errori grammaticali vengono lanciati nell'etere e lì rimangono in eterno.
Traumatizzando gli amanti del congiuntivo.

Facebook è la patria della non grammatica, il terreno libero per l'associazione contro i congiuntivi, zona franca degli estimatori delle doppie e delizia dell'esercito degli accenti.
Nessuno accenta il sì (nemmeno Montanelli per carità, ma lui era Montanelli) e per vendetta o bilanciamento non so, accentano TUTTO il resto.
Sò, fà, và, nè, sà tutti accentati, indistintamente, senza risparmiare nessuno.

Per non parlare del povero "po'". Nessuno si convince del fatto che non va accentato, passi nei messaggi sul cell, ma non al pc.

Il periodo ipotetico almeno c'è abituato. Lui lo massacravano anche oralmente. Certo un conto è sentirsi dire "se sarei", un conto è vederselo scritto lì a imperitura memoria.

I commenti sono fonte di inesauribile cultura e qualcuno merita di rimanere impresso nelle nostre coscienze.

"avvolte lo avrei voluto [...] ma alla fine anche i ricordi brutti fanno parte dellla nostra vita sensa quest non saremo quelli [...]"
Questa ha fatto bingo. Credo abbia superato il limite legale di errori per frase...

"che nn cè più tempo da perdere"

"lo trovato"

Oppure ci sono gli insoddisfatti, i delusi, pericolosi oralmente, letali su carta.
"Certa gente non è CAPACIE di essere un'amicO

Sembra la fiera della grammatica. Si barattano accenti in cambio di doppie, apostrofi in cambio di congiuntivi.
Io non voglio fare la maestrina.
Ma convincetevi: gli accenti servono, fanno capire tante cose, il condizionale può diventare un caro amico, il diZZionario una lettura illuminante, il Po è un fiume, , cè non esiste in natura e se avete "un'amicO" preoccupatevi della sorpresa
E, no.
Il periodo ipotetico non rappresenta l'ipotesi di usare il congiuntivo.

E qualcuno mi spieghi chi sono i pinioli...

lunedì 21 giugno 2010

I nuovi mostri

Dicono che sia arrivata l'estate.
Io ancora aspetto, tra vento e pioggia a casa mia sembra di essere nella galleria del vento con somma gioia del capello modello psycho.
Nelle 36 ore di sole che questa meravigliosa estate ci ha offerto, ho notato che il sole incide anche sulle relazioni umane.
Le relazioni tra umani e vestiti soprattutto.
Con l'estate c'è più voglia d'ammore, nascono nuove coppie e la gente si spoglia.
Purtroppo non limitandosi alle mura di casa sua.
Nascono così i nuovi mostri.
Questi esseri umani mezzi uomini e mezzi toupè popolano recentemente le spiaggie sicule e i locali nostrani.
Li vedi (non c'è possibilità di scampo) fieri e festanti con i loro gilet da gelataio, il toupè da ballerina, le magliette con le paillettes e i pantaloncini colorati.
Una sfilata di cosce di pollo.
Sono tutti allenati, pena la scomunica dalla associazione degli slippini.
Hanno braccia, gambe, piedi, sopracciglia e mignolini allenati e ogni tanto ti chiedi se abbiano lasciato la gruccia nella maglietta che indossano.
Se i colori che indossano sembrano misteriosi, inspiegabile è il colore della loro pelle.
Sono tutti arancioni, sembra di fare una visita guidata alla stabilo.
Per motivi poco chiari e inspiegabili in posti al di sotto del trentino, i nuovi mostri si ammazzano di lampade, sembrando un esercito di Carlo Conti.
Se ci pensate il vecchio detto "chi bellA vuole apparire tanti guai deve soffrire" è calzante per una donna. I tacchi slanciano ma insegnano a parlare alla pianta dei piedi, il push up ti fa le tette ma incrina le costole, il mascara dà uno sguardo sexy ma se piove passi da geisha a panda in 10 secondi e così via.
Cercando di applicare lo stesso detto ad un uomo ho trovato varie difficoltà, ma me ne sono fatta una ragione.

Caro amico fluorescente,
io ti capisco.
Sono una donna di monTo io.
Lo capisco che l'abbronzatura del tuo internocoscia è indispensabile per la tua serenità psicologica, che il toupè non ti fa sudare il collo, che essere arancione ti rende meglio individuabile al buio, che le magliette dai tessuti cangianti ti rendono diverso a seconda del lato da cui una ti guarda, che le scarpe dai colori pastello ti ricordano iridella, tuo primo sogno erotico, che porti tante catene e bracciali addosso così per trovarti è sufficiente alzare sopra la folla una calamita.
Però figlio mio.
E mettiti una camicia che riesci a chiudere.
Ci hanno tolto la libertà di parola, respirare è ancora lecito.

Alternative content

venerdì 11 giugno 2010

Approcci

A ritmo di un ping pong fastidioso, che vedeva la sfida tra slippino blu e slippino viola ho iniziato a pensare.
C'è poco da fare, gli slippini mi ispirano.
Ultimamente le relazioni umane sono più difficili.
Superata una certa età, i 14 anni per alcuni gli 87 per altri, si inizia a diventare parecchio esigenti.
Insomma a 14 anni uno ti diceva che nei tuoi occhi vedeva l'immenso e tu ti scioglievi, ora uno ti dice che nei tuoi occhi vede una luce particolare e tu pensi che non hai pagato l'enel.
L'altro giorno ho incontrato un'amica che non vedevo da tempo.
Solite chiacchiere di aggiornamento e si arriva all'argomento caldo.
Uomini.
Lei mi ha detto: "sai Giò, io sarò particolare, ma mi guardo intorno e mi viene la tristezza".
Fortunata lei, io mi guardo intorno e mi sovvien l'eterno.
Ormai se una ha un uomo che non rutta in pubblico e azzecca un congiuntivo su 3, stessa quotazione delle sorprese fighe dell'uovo kinder, deve tenerselo stretto.
Io consiglio la pipì tutttintorno.
Gli uomini per abbordarti ti informano che hai un culo che, che hai 2 tette che e che hai una bocca che.
L'unica curiosità delle donne, ormai abituate a questi sterminatori manco tanto silenziosi del romanticismo, è cosa venga dopo quel famoso che.
Signori uomini.
Signori, poi...
Uomini manco...
Insomma voi.
Vi svelerò l'arcano.
Se dite ad una donna che la "succhiereste tutta" (passatemi la volgarità, non invento niente purtroppo), l'unica cosa a cui la suddetta penserà è che è un botto che non mangia morositas.
Se dite ad una donna"ti offro coca in cambio di una sveltina in un bagno pubblico", l'unica cosa a cui penserà è che l'ultima volta che quel bagno ha visto il viakal andava di moda il toupè.
Se dite ad una donna "hai un culo che parla", la donna si metterà con la santa pazienza per insegnare al culo, manco fosse un pappagallo, a mandarvi a quel paese.
Se uscite con una maglietta con su scritto "s4ck my d1ch" tutto vi potrà succedere, tutto, ma non quello che chiedete.
In ogni caso nessuna ve la darà.
Per cui compratevi una kilata di baci perugina e iniziate a studiare.
Sarete stantii ma magari 1/1000 ce la fa.

domenica 6 giugno 2010

Modi di lasciarsi

Tempo fa guardavo una puntata di "Sex and the city" nella quale la protagonista veniva lasciata con un post-it. Ho riso e ho pensato che NEANCHE un uomo potesse arrivare a tanto.
Mi sbagliavo.
Nell'epoca dell'uomo-coniglio nuovi modi di lasciarsi battono il post-it 10-0.
Parlando con le mie amiche ho esaminato casi degni di studio.
E ho stilato una classifica delle nuove tendenze primavera-estate.

Situazione 1:
Lui e lei hanno una storia travagliata, anzi non hanno una storia perchè lui ha deciso così.
Praticamente hanno solo un travaglio.
Lui fuori non la tocca, non la guarda, non divide lo spazio aereo, non ci condivide mano l'aria. perchè non vuole che il mondo sappia.
Che manco lei avesse il terzo occhio e suonasse la marcia nuziale con l'ascella.
Si fidanzano. Su facebook.
Lui la lascia. E sempre su facebook.
Ma non la lascia mica con un mess privato che fa troppo uomo maturo, si "sfidanza su facebook", passa da fidanzato a single e la blocca.
Praticamente è l'equivalente emozionale del blocca e cancella di msn.
Dopo è passato Freud e s'è inchinato.

Situazione 2:
Lui e lei hanno una storia complicata. Lui è un chicco-boy (quelli più piccoli insomma).
La loro storia è una di quelle modello freccia stradale: ora sì ora no.
L'ultima telefonata merita gli onori della cronaca:
Lui: non ne posso più!
Lei: mi hai spezzato il cuore!
Lui: e tu mi hai spaccato le palle!
Segue ovazione di Casanova e conseguente trasformazione di "Histoire de ma vie" in "Histoire de TA vie".

Situazione 3:
Lei non ne vuole sapere. Lui si applica così tanto che manco lei fosse il possessore dell'unica pila rimasta al mondo per il suo bypass.
Dopo 2 mesi scarsi lui la trova aggressiva e non possono continuare a vedersi. Che manco la mantide religiosa (animale che stimo parecchio) s'è mai sentita così.
Segue chiamata della Bobbit per manifestazione di stima.
Lui però continua a chiamare per esprimere affetto, adorazione e belle cose.
Poi si prende una pausa. Che volete, lo stress.
Segue chiamata:
Lui: ciao!
Lei: cià
Lui: tutto bene?!?!?!
Lei: ssa, sei ancora con il tuo amico?
Lui: si e con Maria (nome di fantasia), la mia amica.
Lei: (con presente presentimento ) E come dormite?
Lui: io e Maria nel mio letto, Mario nel divano letto, sai abbiamo una storia.
Lei: ma non mi dire... pensavo fosse ottimizzazione degli spazi.
Dopo di che è passata l'araba fenice e s'è complimentata. Anche lei ha tempi di recupero più lenti.

Tutto sommato il post-it non è così male.
Fanno tanto uomo che non deve chiedere mai e donna che è meglio che non si chieda niente.
E poi almeno puoi mostrare la prova documentale alle amiche.

mercoledì 2 giugno 2010

Giovinezza e discotunz

Sono da tempo un' attenta osservatrice delle mode.
No, non moda come fashion, ma moda come sinonimo di temporaneità e di usi e costumi.
L'ultimo a passarmi di moda era stato il romanticismo. Passato da timido arciere dell'amore, a prostituto di bassa lega.
Adesso pare che altro sia passato di moda.
Sembra che chi sa parlare, chi azzecca i congiuntivi, chi AMA parlare sia destinato all'ostracismo sociale.
La discoteca, punto di ritrovo di esseri con le scarpe rosse che manco Doroty e luccicanti che manco le palle da discoteca, offre la scusa ai nonparlatori.
Non permette lo scambio di opinioni, cosa spesso positiva e vantaggiosa per la grammatica italiana, ma diventa allo stesso modo un alibi.

La fiducia che io ripongo nell'essere umano è direttamente proporzionale alla quantità di cibo che ingerisco in sua compagnia.
Ad inizio conoscenza, se confido nel fatto che tu abbia 2 o 3 neuroni, berremo un caffè.
Se ho fiducia nelle tue capacità, c'è la speranza di un aperitivo insieme.
Se ti ritengo intelligente e capace di sostenere una conversazione andremo a cena insieme.
Viceversa la disco è il luogo più indicato. Io, tu e la grammatica italiana a piangere chiusa fuori.

Mi è stata rimproverata la mia preferenza per le serate in compagnia di esseri peNsanti a discapito di esseri pesanti.

Ora.
Io non voglio togliere a nessuno le meraviglie della discoteca.
Lo capisco che è emozionante non sentire assolutamente niente, essere abbordate da esseri fluorescenti, pesticciati da gente che ha un q.i. a dir poco imbarazzante, bere metà cocktail e sapere di vodka alla fragola a vita, avere problemi di udito pari a quelli che si hanno post esplosione, avere conversazioni stimolanti che non vanno oltre al: "ciao!""Come???", tornare a casa con i vestiti bucati che manco i vietcong, rischiare di rimanere incinta osservando la porta del bagno e schivare la gente caduta ai tuoi piedi più che per il tuo fascino per una rissa random.

Però io vi lascio libertà di scelta amici tunzettari.
Andate e ballatene tutti.
Lasciate libera anche me.
Che mi godo la mia mela cotta e la capacità di intendere e di volere.
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